Indian Scout “Century” by TITAN Motorcycles: un’impresa ardua in 3 settimane

La Indian è riuscita in un’impresa ardua: nel giro di pochi anni si è imposta all’interno di un mondo che fino ad oggi le era del tutto estraneo: quello delle special “all’europea”, comunemente chiamate anche “cafe racer”.

La “Century” di Titan Motorcycles, un nome imposto da Indian, è la prima Scout, spinta da un bicilindrico a V di 42° di 596 cc, che fu presentata un secolo fa, alla fine del 1919.

Cento anni dopo, la Scout è una custom moderna: il motore è sempre un bicilindrico raffreddato a liquido (in questo caso la “V” è di 49°), di 1133 cc, capace di un centinaio di CV. Michael Siebenhofer e Thanh Ho Ngo, volti e mani di Titan Motorcycles, hanno lavorato su questa base, creando qualcosa di notevole.

In tre settimane non si costruisce una show bike radicale, una one-off con ambizioni da AMD Championship, ma, se si possiedono talento e visione, tre settimane possono bastare. Questo è il caso della Century che risulta eccezionalmente carismatica pur non avendo subito interventi rivoluzionari.

Vernice arrugginita e il sapore del Flat Racing: lo stile della TITAN Century

La Scout standard è stata trasformata in una dirt tracker snella e dal look vissuto. La chiave estetica di questa special è proprio l’aspetto “relic”, la verniciatura presenta ampie zone di ruggine, per dare l’idea della lunga storia di questo modello.

La livrea aggiunge un fascino in più senza sembrare pacchiana o forzata. Al contrario la rende una moto unica. Il colore dominante sulla Century è il blu, in questa particolare tonalità che caratterizzò tutte le Indian dalle origini fino al 1912 e che restò sempre disponibile in optional negli anni successivi.

A trasformare la Scout in una tracker sono stati gli interventi mirati del carrozziere Blechmann, che ha realizzato una copertura in metallo dal sapore flat per il faro anteriore e una sezione posteriore tipicamente racing, che incorpora la struttura reggisella e le tabelle portanumero laterali… numero che ovviamente non poteva che essere il “100”.

Sul serbatoio campeggiano il motto di Titan “Mark your territory” e la sagoma, anch’essa rovinata ad arte, di un motociclista di traverso sulla sua tracker.

Altre modifiche apportate comprendono i collettori di scarico artigianali e l’aggressivo terminale Akrapovic. L’attitudine da tracker vecchia maniera della Century è sottolineata anche dal larghissimo manubrio Fehling, impreziosito da manopole Biltwell in stile vintage. Gli specchietti sono assenti, mentre le frecce, piccolissime per non sporcare la linea, sono targate Rizoma.

TITAN Century, una moto fortunata

La sottilissima sella artigianale riporta il logo “13th”, in omaggio a un piccolo aneddoto: durante le settimane di lavorazione Michael e Ho chiamavano la moto “Lucky 13”. Il numero 13 vuole essere di buon auspicio per la Century e per chi la cavalcherà.

Tra gli altri dettagli troviamo i due ammortizzatori posteriori, sostituiti con componenti realizzati ad hoc, e le pedane, artigianali e posizionate molto più indietro rispetto a quelle originali, accorgimento che determina una posizione di guida più dinamica, pensata per chi voglia cimentarsi con i traversi sullo sterrato.

Strizzano l’occhio alla guida dirty anche le Pirelli MT60, montate su cerchi a raggi da 16”. L’idea iniziale era quella di equipaggiare la Century con un anteriore da 19” e un posteriore da 18”, ma le tempistiche troppo risicate non hanno consentito questa modifica.

Qualcuno obietterà che, per essere qualcosa di davvero simile a una tracker, la Scout avrebbe dovuto essere smagrita di più: i ragazzi di Titan rispondono che al motto “less is more” preferiscono l’ottimizzazione dei dettagli e l’armonizzazione delle linee.

Con una manciata di interventi mirati, il garage austriaco ha reso molto più accattivante la bicilindrica americana, senza snaturarla. E per Indian, la Century rappresenta l’ennesimo passo avanti e riconoscibilità in un ambiente che solo ieri non le era affine. Mica male…