SE UNA VYRUS, CON LE SUE FORME ESTREME E IL MONOBRACCIO ANTERIORE, NON È ABBASTANZA PER VOI, BEH ALLORA POTRESTE GRADIRE QUESTO INSETTO ALIENO CHE, SERIAMENTE PARLANDO, È LA BANDIERA DELL’INTELLIGENZA E DELLA CAPACITÀ DI OSARE DEL GIOVANE GIORGIO CERRATO

DI RICCARDO CASARINI

Per potervi raccontare cosa significa Vtopia Design abbiamo dovuto prendere in prestito la DeLorean di Marty McFly ed Emmett “Doc” Brown. È stato necessario fare un viaggio attraverso il tempo per incontrare il nostro uomo, la mano che dietro il progetto Vtopia disegna moto di un’altra galassia, studiando kit estetici simili a parassiti alieni ancorati alle moto italiane (meglio se di Borgo Panigale).

Lui è Giorgio Cerrato, ventottenne neo-futurista, due baffi alla F.T. Marinetti e delle fantasie polidimensionali alla Giacomo Balla. L’ultima creazione di Giorgio è ambiziosa, perché basata sulla già estrema Vyrus, la moto prototipo prodotta in piccola serie che combina il propulsore Ducati a una ciclistica di derivazione Bimota.

Ma non affrettiamoci, andiamo avanti un passo alla volta e scopriamo a poco a poco tutti i dettagli di questa storia. Qual è la tua formazione?

“Sono stato da sempre portato per il disegno, ma da adolescente ho preferito il liceo classico a quello artistico. L’ambiente era molto severo e lì disegnare durante le lezioni era diventato, per me, quasi un atto di rivolta. Però questa fase mi ha aiutato a dare spessore concettuale a ciò che faccio oggi. Sono poi passato alla facoltà di Architettura a Milano, dove ho imparato a declinare un progetto con nuovi strumenti grafici”.

Imparare a padroneggiare la modellazione 3D ha permesso a Giorgio di esprimere al meglio ciò che gli frullava per la testa, in particolar modo la propria passione per la moto. “I miei genitori mi comprarono una minimoto quando avevo circa 4 anni e questa fu la mia iniziazione alle due ruote.  Ho da sempre vissuto questa passione con spirito sportivo, le domeniche in pista o sui passi di montagna non sono calcolabili. Sono cresciuto in mezzo alle Ducati di mio padre, il che giustifica il lato romantico delle mie scelte.

 

 

Però non sono un ducatista talebano, c’è anche una questione pratica: il bicilindrico a L è strettissimo, lo stringi tra le gambe con una cilindrata a quattro cifre. Questo mi piace e si avvicina alla mia idea di moto leggera, reattiva e meccanica”.

Capite bene che, con presupposti del genere, la via verso Vtopia Design era pressoché segnata. L’idea guida è quella di creare moto futuristiche, ispirate allo stile grafico del low-poly in cui le forme poligonali la fanno da padrone, le curve sono minime e una sagoma trasmette il messaggio di “ciò che potrebbe essere ma non è”. Forse questo farà storcere il naso ai tanti fedelissimi del vintage, ma Cerrato se ne frega.

E ha ragione. Il suo stile suscita senza dubbio delle emozioni d’impatto. Quali sono le sue fonti d’ispirazione? “Mi piacciono i lavori di Walt Siegl e, per ragioni differenti, le Vyrus. Il mio obbiettivo è la produzione in piccola serie di super sportive di lusso”. Come Vyrus appunto, una moto high-tech affascinante e misteriosa, innovativa e tutta italiana; però i segni del tempo si fanno un po’ sentire, anche su gioielli simili (la produzione del modello 984/985/987 risale al 2002-2003).

Giorgio ha riflettuto sulla questione. Metterci mano sarebbe un sogno. “La scorsa estate ero fermo in coda sulla tangenziale di Milano e ragionavo su queste cose. Poi ho sentito in lontananza il rumore di un bicilindrico, ho atteso qualche istante e, giuro, sono stato sorpassato da una Vyrus grigia. Per me fu un segnale. Aggiungici il fatto che alcuni avrebbero avuto da ridire sul fatto di trasformarne una. Il piatto era troppo ghiotto per non provarci.

Così mi sono recato a Cerasolo, alla Vyrus, dove mi aspettava una 984 usata pochissimo. Ero già emozionato, cercavo di assumere un tono composto e un po’ smaliziato. Una volta dentro però, ogni proposito svanisce: mi sciolgo, impazzisco per ogni dettaglio che mi balza all’occhio. Poi compare Ascanio (Rodorigo, fondatore di Vyrus, ndr) e mi introduce nel suo mondo, amichevolmente.

 

 

Ho trovato umanità e comprensione verso il mio progetto”. Così Cerrato ha iniziato a visitare regolarmente la sede di Vyrus nei mesi successivi per lavorare sulla sua 984, fino all’arrivo del World Ducati Week 2018, dove la sua creatura è stata presentata. Un condensato di materiali nobili e geometrie: la carena monoscocca in carbonio riveste il serbatoio in alluminio da 11 litri, la parte posteriore è sostenuta da un telaietto componibile ricavato dal pieno al Cnc al quale si àncora un monoammortizzatore (per le sospensioni degli Öhlins regolabili); poi abbiamo una piastra di sterzo, anch’essa ricavata al Cnc, che consente di settare apertura e inclinazione da 0° a -12°.

 

 

Supporti faro, boccole, staff e e portatarga sono tutti realizzati in alluminio, quando non in carbonio. La strumentazione è una Aviacompositi con rilevamento dati e, in optional, c’è lo scarico completo in titanio realizzato su misura da Spark.

La Vyrus Vtopia è un coleottero spaziale da 125 kg per 111 cv. “Come per ogni mio progetto, tutte le modifiche sono completamente reversibili, nulla viene tagliato, nemmeno un cavo elettrico. Il mio approccio, seppur in apparenza scellerato, rispetta i modelli di base e il lavoro altrui.

Ad ogni modo, la prima volta che Ascanio vide la moto mi disse ‘hai fatto un capolavoro’ lì il cuore si è fermato e lo stomaco si è messo a spingere come per uscire dalla bocca, ho pensato ‘ringrazia e stai zitto’… poi ho mugolato qualcosa e appoggiandogli una mano sulla spalla mi sono limitato a un grazie. Il più sentito della mia vita”.

I due hanno concordato sull’eventualità di produrre una serie speciale, magari su ordinazione.

Intanto il primo esemplare di alieno è pronto, e noi che lo stiamo osservando siamo già nel futuro.