UNA ROADSTER DALLA DOPPIA PERSONALITÀ, NON È UNA NAKED RETRÒ, MA UN’INSOSPETTABILE SPORTIVA DALL’ASSETTO NON ESTREMO

DI VALERIO BONI

Quando una Casa motociclistica ha in listino un solo modello per ogni categoria è tutto più semplice. Triumph invece ha scelto la via della diversificazione e non da oggi. È una caratteristica consolidata del marchio di Hinckley, basata sulla declinazione in numerose varianti della bicilindrica Bonneville.

In effetti è una tra le moto che più si prestano alla personalizzazione, grazie a un temperamento unico che ha saputo affondare le radici nella produzione storica della Casa inglese. La Speed Twin, esattamente come uno tra i più rivoluzionari modelli Triumph, classe 1937, e si posiziona proprio al centro del mondo Bonnie.

 

 

Se vogliamo sintetizzare, la Speed Twin si fa spazio tra la T120 standard, rispetto alla quale ha un’impostazione più divertente, e la più piccola e meno vigorosa Street Twin; ma rappresenta un’alternativa anche alla Thruxton, della quale condivide molti elementi, su tutti il motore, seppur rimescolati in una visione meno “street racer”.

Osservandola attentamente, non si accontenta di confrontarsi con le sorelle più dirette, quelle retrò, ma si spinge fino a insidiare il primato sportivo della moderna Speed Triple ‒ che come suggerisce il nome ha un cilindro in più ‒ grazie al rapporto peso potenza favorevole. L’aspetto della Twin è quello di una insospettabile naked dallo stile vintage, ma il suo comportamento dinamico è decisamente orientato alla sportività.

Anzi, per certi versi siamo a un livello anche superiore a quello delle Thruxton, per effetto di una serie di alleggerimenti e modifiche alla ciclistica che, alla prova dei fatti, fanno la differenza. Per realizzarla sono stati necessari tre anni di sviluppo, visto che non si è trattato banalmente di rimpiazzare il manubrio in due pezzi con quello alto e largo, per trasformarla da cafe racer in una roadster contemporanea in abiti da icona Anni ’70.

Cambiano quindi le misure caratteristiche e le sospensioni, con il loro aspetto classico grazie al doppio ammortizzatore posteriore e alla forcella tradizionale all’anteriore. Ed è ovviamente diversa anche la posizione in sella, più confortevole grazie al minor carico sui polsi e alle pedane riposizionate 4 mm più avanti e 20 mm più in basso.

L’obiettivo della  Speed Twin 1200 è privilegiare soprattutto il puro divertimento sui percorsi misti. esattamente come quello su cui ci troviamo, nell’entroterra di Palma di Maiorca, dove Triumph ha organizzato la prova stampa internazionale.

In vista di questo risultato le sovrastrutture sono ridotte all’essenziale, il che però non significa un aspetto spartano, visto che i dettagli esclusivi sono distribuiti a tutto tondo e sono perfettamente all’altezza di una moto che viene commercializzata a partire da 13.300 euro.

 

 

La differenza la fanno i materiali, perché la plastica è difficile da scovare, mentre abbondano le parti in vero alluminio spazzolato, dai parafanghi al tappo del serbatoio ribaltabile, stile Monza. Il motore è lì da ammirare, il poderoso T120, con due cilindri paralleli che regalano 97 cavalli e una coppia d’altri tempi: 112 Nm disponibili già a 4.950 giri.

Abbiamo già detto che arriva dalla Thruxton, ma anche qui non sono mancati gli interventi per migliorarlo e adattarlo alla nuova destinazione, come l’uso di parti in lega di magnesio e altre modifiche che consentono un risparmio di peso di 2,5 kg, ai quali se ne sommano altri 7,5 “rubati” qui e là, tra ruote e sovrastrutture, alla cafe di Hinckley. Una cura dimagrante che risulta ancora più degna di nota se il confronto viene fatto con la massa della T120: in questo caso il calo raggiunge i 28 kg.

Se i freddi numeri sono interessanti, l’attrazione vera e propria nasce quando si monta in sella e la si accende, con il caldo suono che raggiunge i timpani forte del suo timbro “british” senza mezze misure, amplificato quanto basta dal doppio scarico con terminale satinato. La sportività alla base del pacchetto è subito percepibile, come anche la sua vocazione meno estrema rispetto alla dura e pura Thruxton.

E se è vero che agli integralisti del semimanubrio e della semicarena la Speed Twin impone (forse) di accettare qualche compromesso stilistico, i sorprendenti risultati in termini di guida ripagano ampiamente.

Individuare qualche difetto è un compito piuttosto arduo, ma impegnandoci additeremmo il raggio di sterzata un po’ ampio, che complica le inversioni di marcia, e l’imbottitura della sella poco adatta ad accogliere un eventuale passeggero per più di un breve tratto.

Per il resto è tutta una piacevole scoperta, perché il comportamento è distante anni luce da quello che ci si aspetterebbe da una Bonnie.

La taratura delle sospensioni è perfetta per aggredire le curve, sostenuta il giusto per l’andatura sportiva ma anche scorrevole abbastanza da adattarsi a qualsiasi tipo di asfalto. Non ci sono regolazioni idrauliche a disposizione, ma la realtà è che non se ne sente il bisogno.

Tanto che, nei diversi tratti dove le strade di Palma offrono una reinterpretazione spagnola del percorso del TT, il fatto che Triumph abbia chiamato Gary Johnson ad aprirci la strada si rivela un’autentica benedizione in termini di divertimento.

D’altronde, che uno che sull’Isola di Man ha vinto due volte sappia tenere un ritmo bello allegro in sicurezza è ovvio, e la Speed Twin, con la sua solidità di avantreno, offre a noi giornalisti tutta la fiducia per seguirne le linee in un crescendo di entusiasmo.

Si entra in curva a cuor leggero e poi se ne esce rapidamente, raddrizzandosi con assoluta istintività e sfruttando tutto il tiro del 1200 High Power. Su strade sconosciute l’impianto frenante è ancor più determinante e, pur senza concessioni alle mode, quello della Speed è efficace e abbinato a un abs ben tarato per la guida sportiva su strada.

 

 

Quando poi incontriamo un tratto di strada in ombra, ancora viscida per via dell’umidità notturna e con persino qualche chiazza di muschio, è il controllo di trazione a farsi apprezzare per precisione e tempestività dell’intervento.

Volendo può essere disinserito, ma non sono certo queste le condizioni adatte per farne a meno. Il motore invece è un vero camaleonte. Non ha particolari doti di allungo, nel senso che non vale la pena di andare a cercare a tutti i costi la zona rossa, ma in compenso si adatta bene a ogni andatura.

Spinge già dai 2.000 giri e si può scegliere di cambiare appena sopra i 3.000, ma volendo si può esplorare il contagiri fino ai 7.000. In ogni caso la coppia è tale da permettere di viaggiare senza strappi anche con le marce alte inserite, senza un ripetuto uso del cambio. Rispetto alle Bonneville la Speed Twin invita a spingere di più, ma la trasmissione regge bene gli strapazzi, con una frizione mordida e piacevole da usare e un cambio che non si impunta.

Se l’andatura è sportiva e si sceglie una modalità di guida più spinta, si può avvertire un leggero ritardo quando si parzializza l’acceleratore, come un lieve eccesso di inerzia, ma il fenomeno diventa del tutto impercettibile se si procede più tranquilli. Cosa che la Speed Twin sa fare benissimo, anche nel traffico, ma che vi nasconderà quello che è probabilmente il suo lato migliore.