LA SCRAMBLER ICON E’ BELLA DA GUARDARE, COMODA PER MUOVERSI CON STILE IN CITTÀ. MA ABBIAMO DECISO DI SPORCARLA PER BENE

DI TOTÒ LE MOTÒ • FOTO DONATO NICOLETTI

Le scrambler esistono da mezzo secolo, e proprio per la loro bellezza minimalista sono tornate tanto in auge da diventare un marchio con cui Ducati identifica la sua visione di moto essenziale e stilosa.

Quella che abbiamo per le mani stavolta, la Ducati Scrambler Icon Dark, è la entry level tra le 800: motore da 803 cc e dotazione minima, livrea nei toni del nero con bagliori dell’acciaio e dell’alluminio.

Qualcuno direbbe una moto da aperitivo, qualcun altro da fighetto, in questa prova abbiamo deciso di rimettere in discussione lo stereotipo. Nella Dark abbiamo visto la compagna perfetta per una fuga di fine inverno, per staccare la spina e sporcare un po’ la sua nera eleganza con la polvere bianca delle cave apuane.

Votata all’essenziale, appena saliti si capisce che ci aspetta un bell’andare: il manubrio è largo e rende ancora più leggeri i suoi 187 kg. La sella comoda e piatta permette di trovare la posizione ideale, senza costrizioni, e di tenere entrambi i piedi ben piantati a terra da fermi, anche se abbiamo trovato i suoi 798 mm un po’ pochi rispetto all’altezza delle pedane; il manubrio alto però favorisce la posizione eretta.

 

Il cruscotto LCD in posizione asimmetrica è essenziale (come ci si aspettava) e nell’unico quadrante trova posto, finalmente, anche l’indicatore del livello carburante, insieme al contamarce, al contachilometri parziale e totale, alla temperatura e all’orario; oltre ovviamente alla velocità e ai giri al minuto.

La strumentazione digitale è anche predisposta per accogliere il Ducati Multimedia System, il modulo Bluetooth che consente di effettuare telefonate, visualizzare le notifiche dei messaggi e ascoltare la musica dallo smartphone.

Trattandosi di una entry level qualcosa in meno lo deve pur avere. L’abbiamo scoperto: è sparita la presa USB sottosella, e gli specchietti, anziché sagomati, sono rotondi, non il massimo in termini di praticità.

Le frecce ci sarebbero piaciute LED, ma ce ne faremo una ragione, anche perché si spengono da sole. Il faro con la tipica X dal tocco aggressivo è incorniciato da una DRL circolare.

Una fuga attrezzata

Da brava Scrambler in città è perfetta. Per la maneggevolezza e gli ingombri ridotti all’osso: nel traffico si svicola agili e ai semafori ci si trova sempre in pole position, anche con le borse che abbiamo montato per l’occasione.

Come già sapevamo, l’autostrada non è l’ambiente prediletto della Dark, che comunque non si sceglie di certo per le lunghe percorrenze a 130 km/h. Però, mentre sfrecciamo sul nastro d’asfalto a pagamento, la memoria riporta a galla i tempi in cui moto così spoglie si caricavano come muli per un’estate in giro per l’Europa, o qualche anno tra i cinque continenti.

Parlare di protezione aerodinamica vale quanto il due a briscola, e il fatto di non avere alcun riparo dalla pioggia che ci abbraccia con affetto rende l’esperienza motociclistica più vera e cruda.

Appunto: fighetto a chi?

A parte questo la sella piatta aiuta a tenere una posizione più inclinata che agevola il raggiungimento del limite di legge ma, poesia a parte, è innegabile che la vista del casello autostradale abbia lo stesso effetto di un’oasi nel deserto.

Il divertimento vero inizia infatti tra le provinciali della Lunigiana e le loro curve. Leggera com’è, la Scrambler rende la guida un piacevole retropensiero e permette di godere del panorama, dando il gusto di sentire la strada.

Quando il nastro d’asfalto inizia a serpeggiare, e la manopola ruota di conseguenza, è divertimento puro: non è una moto da sparo e lo sappiamo, e proprio per questo c’è gusto a dare gas, solfeggiando con le marce in spensieratezza col morbido comando idraulico della frizione.

Le cose che contano

Non c’è un controllo di trazione e con 73 CV così erogati non se ne sente affatto il bisogno. Il motore dà il meglio di sé sopra i 3500 giri: corposo e vivace, spinge convinto ma senza esasperazione. Sotto tale regime è piuttosto fiacco e poco reattivo: non è un difetto, ma una questione di carattere.

Non ci sono i riding mode, ma c’è l’ABS cornering che funziona bene, come abbiamo avuto modo di provare sui tornanti bagnati cosparsi di fogliame.

Al di là delle situazioni d’emergenza, la frenata è ben modulabile e le pinze Brembo mordono quanto basta, soprattutto sul disco anteriore da 330 mm.

Il prezzo dell’agilità

La ciclistica è essenziale: forcella a steli rovesciati da 41 mm senza regolazioni e mono posteriore regolabile solo nel precarico, entrambi Kayaba. Se il mono fa il suo già con le regolazioni di fabbrica, la forcella è piuttosto morbida e non piacerà agli amanti delle staccate, sicuramente meglio per i più contemplativi turisti.

La moto è nel complesso molto agile: si fa inversione in un soffio anche nelle stradine minori e – gli amici al bar non ci crederanno – se la cava molto bene anche quando l’asfalto finisce, complici le Pirelli MT60 di serie e il cerchio da 18” all’anteriore che rendono più digeribili i fondi sconnessi.

Il manubrio alto e largo permette di stare inaspettatamente comodi in piedi e ci si sente sicuri nell’esplorare le deviazioni sterrate, con le ginocchia che afferrano bene il serbatoio stretto; in quel momento si capisce che, anche se urbanizzata e ingentilita, quel nome sul serbatoio ha davvero senso.

Ecco, il serbatoio: per quanto iconico e stiloso è proprio lui, con i suoi 13,5 litri che sembrano limitare questa moto ai confini cittadini per un uso più di rappresentanza che di sostanza, ma è un limite psicologico più che pratico: assicura 260 chilometri di allegra autonomia. E poi viviamo in Europa, non mancano certo i distributori.

Questa moto può dare tante soddisfazioni ben oltre il semplice look, basta saper chiedere e prendersi la risposta con leggerezza.

Anche i limiti, come la bellezza, sono negli occhi di chi guarda.

IL NOSTRO ALLESTIMENTO

 

Visto che lo scopo era fare strada, abbiamo dotato la nostra Scrambler delle borse morbide impermeabili SW-Motech Legend Gear LC1 e LC2 (9,8 e 13,5 litri) in tessuto sintetico con base in pelle sintetica, chiusura a rotolo con cinghie laterali. Si agganciano ai telaietti SLC, da avvitare ai fori predisposti sulla Scrambler.

Sul serbatoio c’è la borsa LT1 con base magnetica (volume variabile 3-5,5 litri).

Costano rispettivamente, 145,00 € la borsa LC1, 160,00 €  la LC2 e  80,00 € la borsa da serbatoio LT1, sempre incluso IVA

Ma per maggiori informazioni consultate il sito ufficiale Sw-Motech:

https://sw-motech.com/it/prodotti/Bagaglio/Legend+Gear/