Nel mese di settembre durante la Milano Fashion Week 2022, Moto Morini ci ha chiesto di rendere protagoniste -le Seiemmezzo STR e SCR- in un contesto che forse in pochi potevano immaginare. Per farlo abbiamo chiesto ai due influencer  Giorgio Giangiullo (@giorgiogiangiulio) e Mariaelena Caizzi (@mariaelena_caizzi) di condurre le due nuove nate della casa nel caotico traffico milanese, in una giornata scandita dagli appuntamenti e dal motore delle due STR e SCR, ci siamo immersi in questo mood. 

L’eco degli anni Settanta
I due modelli Morini rappresentano la nuova epoca che lo storico marchio sta vivendo con un assetto societario che vede nella Cina un nuovo punto di inizio. Dopo la X-Cape, nel segmento avventura, nasce sulla stessa piattaforma il modello Seiemmezzo. Il nome richiama la 3½ degli anni Settanta che, rossonera, veloce e leggera, fece perdere la testa a tanti. Le versioni sono due – SCR, che sta per scrambler, e STR che sta per street – e pur condividendo ciclistica e motore hanno due anime differenti. L’una è sportiva, più bassa e nuda. L’altra ha un largo manubrio e pneumatici aggressivi. Approfondiremo il tema nelle pagine a seguire, ora parliamo di moda e di stile.

6 1/2 Com’è fatta & Come va

A prima vista non è facile distinguerle, il serbatoio è lo stesso, la sella ha una forma molto simile e anche la base tecnica è la stessa: non solo il telaio e i l motore, cosa che ci si poteva attendere, ma anche le sospensioni, scelta che ci fa capire che con la scrambler ci puoi anche andare sullo sterrato, ma senza esagerare, visto che non è poi così lontana dalla stradale. Optare per una o l’altra è quindi più una scelta di stile che tecnica.

La stessa base tecnica
Sono moto di fascia entry ma costruite con cura e allestite con componentistica di qualità. Il telaio è una solida struttura a traliccio in tubi d’acciaio con un pregevole forcellone in alluminio. Le sospensioni sono Kayaba, la forcella a steli rovesciati di 43 mm di diametro è completamente regolabile e l’ammortizzatore è regolabile nel precarico e in estensione. L’impianto frenante è Brembo, con una generosa coppia di dischi all’anteriore (da 298 mm), gli pneumatici sono Pirelli.

Cosa le accomuna nello stile
In quanto a stile la STR e la SCR hanno un sapore retrò ma con qualche guizzo di attualità: il serbatoio da 16 litri, lo stesso per le due versioni, ha una forma classica ma tratti spigolosi. Si notano i gruppi ottici a LED (il posteriore è una fila compatta incastonata sotto il reggisella), e sotto la sella i fianchetti sono sottili e slanciati. I cerchi sono della stessa misura, non estrema, su entrambe le versioni: da 18 pollici l’anteriore, da 17 il posteriore.

Cosa le distingue
Istintivamente propendiamo per la scrambler, più grintosa: le livree (verde, nera e azzurra, quella in prova) sono satinate, il parafango anteriore è alto e corto e le ruote a raggi, che fanno sempre un bell’effetto, montano le Pirelli MT60 RS semitassellate, ma validissime sull’asfalto. Infine ci sono numerosi dettagli: i foderi della forcella dorati, la sella color cuoio con le cuciture in evidenza, le maniglie per il passeggero, il manubrio, più ampio e alto, un paracoppa più esteso e un’unghia che protegge la strumentazione e offre un leggero comfort aerodinamico quando si viaggia in autostrada, fiancatine che si allungano per formare il parafango posteriore. La stradale, dalle lucide livree metallizzate (bianca, antracite e rossa, quella in prova), ha il parafango anteriore basso, i cerchi in alluminio con le gomme stradali Pirelli Angel GT, i foderi della forcella neri, la sella nera (senza maniglie per il passeggero), e il manubrio più compatto e sportivo.

Niente elettronica, ma TFT e LED
Le Seiemmezzo sono moto semplici, quindi niente funzioni elettroniche né controlli; del resto la potenza è giusta per la categoria e sarebbero solo un inutile e costoso orpello in più. Ci sono però di serie i fanali full LED e un raffinato cruscotto TFT a colori da 5’’, che si gestisce con i comandi al manubrio retroilluminati, di facile lettura e con un sistema di comunicazione Bluetooth integrato che permette di gestire simultaneamente un telefono e due auricolari.
Le dimensioni sono buone, per questo le Seiemmezzo fanno subito una bella impressione: non deluderanno chi ha esperienza anche di maggiori cilindrate ma allo stesso tempo non creeranno difficoltà a chi deve fare pratica. È vero che i 200 kg a secco non sono pochi (in ordine di marcia ce n’è una decina in più) ma la moto è compatta e il baricentro non è alto. Tra le comodità citiamo poi la sella, ben disegnata, a una quota ragionevole dal suolo (810 mm), e accogliente sia per il pilota sia per il passeggero (che, come detto, sulla scrambler ha a disposizione le maniglie a cui aggrapparsi nei momenti di pathos). 

Entry ma con brio
Il bicilindrico parallelo ha un ottimo carattere. Si avvia rapido e preciso, con un sound rotondo e non soffocato dalle Euro 5. La risposta all’acceleratore è molto brillante, tanto che si avverte un leggero on-off, dettaglio sul quale in azienda si sta già lavorando mettendo a punto le mappe. Al primo tocco sull’acceleratore risponde quindi vivace ma nella guida è un motore tranquillo, che spinge bene fino a 7.000 giri/min e poi allunga fino alla zona rossa (posta a 9.000 giri/min) ma senza troppa convinzione. Conviene quindi usare più spesso il cambio che è morbido e preciso, ma l’escursione, piuttosto ampia, riporta alla mente moto di qualche anno fa; meglio guidare con gli stivali, perché con le sneaker, seppur tecniche, si fatica di più. Nel complesso questo bicilindrico ci è piaciuto: ha un’erogazione fluida e brillante ed è quindi perfetto per la guida stradale anche di buon passo, grazie alla bella progressione che offre dal regime minimo fino ai medi, con un carattere che non deluderà un pilota esperto. Come non deluderà la ciclistica, molto precisa e “all’italiana”, con sospensioni ben sostenute che limitano i trasferimenti di carico e assicurano la precisione dell’avantreno. Filtrano a dovere le normali asperità, lasciando passare quelle più pronunciate, centrando un ottimo compromesso tra comfort e precisione.

Scrambler o stradale?
Condividendo il motore e la ciclistica le due Seiemmezzo hanno un carattere molto simile. La differenza è data infatti dalla posizione di guida, e la scelta è una questione di gusti: se si vuole una postura più rilassata meglio la scrambler, per via del manubrio ampio e più alto; se invece si propende per un approccio più grintoso meglio la stradale, che offre un avantreno più caricato, ma non in modo eccessivo, e un manubrio dalle dimensioni più contenute, per un controllo più rapido e puntuale. La dinamica, infatti, è molto simile, le Seiemmezzo sono agili ma non scattanti sul misto, ubbidienti ai comandi senza essere nervose; insomma fanno di tutto per dimostrarsi facili, adatte a tutti.
Anche la frenata aiuta il principiante, per la modulabilità del comando, e soddisfa chi cerca la staccata, grazie a un ottimo mordente (con Brembo non si sbaglia).

Esperto o principiante?
Le Seiemmezzo soddisfano quindi un’ampia gamma di aspettative. Le prestazioni sono buone ma non tali da mettere in imbarazzo che arriva da una piccola cilindrata o da uno scooter; le dimensioni sono nella media e il peso si gestisce facilmente. Se si è esperti il brio del motore è più che sufficiente, non ci si deve preoccupare se manca l’allungo travolgente (tanto su strada non si arriva mai alla zona rossa), e la ciclistica permette di togliersi qualche sfizio sul misto senza subire lo strapotere delle naked di alta gamma. Il suggerimento che possiamo dare è di andarle a vedere di persona: sono ben fatte, ben rifinite, ben allestite. Appartengono alla nuova generazione di moto  “intelligenti”, definizione che oggi non suona più come un’offesa ma come un grande pregio.

 

 

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