Irwann Cheng: ecco come nasce “Papa Jahat” la Honda C70 con il motore di una XR600R

Provate a googlare la parola traffico insieme a una qualsiasi capitale del Sudest asiatico: Jakarta, Kuala Lumpur, Bangkok… Troverete immagini di auto incolonnate con un elemento decorativo essenziale da quelle parti: sciami di motorini. In quelle città popolate così densamente, le due ruote sono molto più di un bene accessorio.

La cosa subdola è che ci sono persone che adorano aggiungere caos al caos, come ad esempio il ventisettenne Irwann Cheng, nato e cresciuto a Ipoh: customizzare un motorino non è cosa dell’altro mondo, si fa da una vita, cacciarci sotto il motore di una endurona seicento, beh, quello è già meno comune. Ci vogliono follia e tecnica ben miscelate. Ma perché farlo?

La risposta è in una sola parola: “sleeper”. Con questo termine si definiscono moto e auto alle quali non daresti due lire per il loro aspetto, ma al verde del primo semaforo ecco la magia: sotto le forme più anonime possibili si celano bestioline ultrapotenti e ciao, loro son partite e tu manco te ne sei accorto.

Ecco cos’è Bad Daddy: il protagonista di questo articolo

Ce lo spiega meglio il suo creatore: “Mi sono innamorato di questo stile guardando le moto di un customizzatore giapponese, Maru Motorcycles, che ha accoppiato dei motori 250 cc al telaio rinforzato di un Honda C70. Io ho pensato, beh perchè non metterci sotto il motore di una XR600R. Avrebbe senso come sleeper”.

Così è nato “Papa Jahat”, che tradotto in inglese diventa appunto Bad Daddy. Irwann è legato al custom fin da bambino: “Ho iniziato col modificare i miei giocattoli, anche se onestamente a volte li rendevo più brutti. Però il senso è che non ho mai voluto gli oggetti come erano usciti dalla fabbrica, preferivo cose su misura per i miei gusti“.

È interessante l’approccio di Cheng per la creazione di questo specialissimo motorino: “La prima cosa che faccio sempre è decidere la misura delle ruote. Qui ho optato per cerchi da 18ʼ, senza andare oltre, per lasciare la linea snella. Poi ho provato ad accoppiare il piccolo telaio e il grosso motore, giusto per vedere le proporzioni, capire le posizioni da mantenere e le lunghezze degli ammortizzatori e del forcellone. Ho cercato di conservare comunque la geometria più stock che si potesse; è stato necessario rinforzare molte parti per via del nuovo propulsore e quella è stata una faccenda molto tosta a causa degli spazi risicati in cui operare”.

Poi è arrivato il momento di darci di martello, fabbricando un nuovo tubo superiore del telaio che stesse più in alto. Oltre a quello, è artigianale anche il serbatoio dell’olio. Le sapienti mani di Irwann sono finite anche sulla scatola di alloggiamento della batteria, sulla sella che è stata resa striminzita e che termina con una microscopica luce posteriore, sul serbatoio originale, mozzato per lasciar più spazio ai nuovi elementi dello chassis, e sul forcellone e il paracatena, entrambi allungati.

All’avantreno la forcella è stata allargata per poter ospitare un cerchio più largo, 18×2,50” e accogliere il faro di una Honda Benly oltre al clamoroso e geniale cestino che inganna le persone riguardo la vera natura di questo C70. Il grigio pastello di questo mostriciattolo l’ha scelto il fortunato proprietario per abbinamento cromatico con la sua Volkswagen Fastback.

Ok, ora la domanda è ovvia: come va quest’affare? Una bomba ‒ giura Cheng ‒ visto che è leggero ha un’accelerazione da missile balistico. Fregherà un mucchio di persone ai semafori. Il lavoro è superbo sia dal punto di vista tecnico sia da quello creativo. Chissà cosa farà ora il giovane malese… “Il mio sogno da una vita è quello di andare a Bonneville e portarmi a casa dei record con un mezzo costruito da me”. Bravo Irwann, sogna in grande. Se poi staccherai un tempone su un Ape turbo compresso, beh allora verremo personalmente in Malesia a offrirti una birra.