NON SIAMO MICA GLI AMERICANI

Vorrei tanto che non fosse così,ma non si può parlare di motospeciali senza che il nostro luminoso paesaggio mentale, le nostre fluorescenti fantasie di modifica vengano adombrate da un oggetto immancabile ma quasi sempre sottinteso, una nuvoletta fantozziana pronta a seguirci ovunque, fino a quando il nostro scarico non sarà omologato, le nostre gomme non saranno della giusta misura, il nostro libretto di circolazione non sarà aggiornato.

L’oggetto in questione, naturalmente, è la legge. Quel codice della strada che in fatto di modifiche alle motociclette è antidiluviano, miope, inflessibile, sconfortante. Certo, ogni mese proprio su queste pagine (con la rubrica Codice di Ferro dell’avvocato Maurizio Romelli) andiamo a mettere il naso nelle pieghe di quel codice, facciamo luce su aspetti poco chiari, vi consigliamo come operare la vostra customizzazione senza rischiare guai, o meglio, senza rischiarli troppo. Credo che quelle siano righe indispensabili, di certo sono redatte con passione e competenza. Ma il mio sogno è che un giorno quella rubrica non servirà affatto, perché la situazione si sarà evoluta, radicalmente e in positivo. E poi diciamocelo, se un giorno il legislatore dovesse mettersi una mano sul cuore e girare gli occhi nella nostra direzione, capirebbe anche che per cambiare le cose non è che servano grandi invenzioni: negli Usa la situazione è totalmente diversa e ben più favorevole. Ok, laggiù ci sono limiti di velocità asfissianti (non è forse così anche qui?). Ma se quei limiti non li superi, al 99,99% non vieni fermato; la tua moto non viene messa sotto i raggi X da occhiuti agenti alla ricerca di qualche cavillo; non vieni vessato; torni a casa a bordo del tuo ferro, anche se si tratta di un chopper con una forca lunga tre metri e la frizione suicida. Aveva ragione Vasco quando ironicamente cantava “non siamo mica gli americani, che loro possono sparare agli indiani”. Di sicuro non siamo gli americani, del resto non vogliamo sparare proprio a nessuno ma ci piacerebbe che non fosse inutile e infinito il nostro sperare di ottenere l’attenzione di chi dovrebbe una buona volta prendere atto della situazione: in Italia le special (a vario titolo) sono tante, un registro non esiste (altro problema serio, ma mi risulta che la Fmi abbia intenzione di muoversi in questo senso) ma una stima di 30/40mila pare vicina alla realtà. Queste motociclette circolano, qualcuno se ne faccia una ragione. Questo ambiente muove molti milioni di euro, almeno questo a qualcuno interesserà. Quella di “far finta di niente e poi reprimere con le multe” è davvero la miglior strategia possibile da parte di chi governa o prima o poi faremo un passo avanti?