David Gonzalez, mente e braccia di ad hoc cafè racers, la definisce “una base facile”. Certo è che il customizer ha saputo ammantare di fascinoso mistero un ferro anni ’90 che, allora, amarono in pochi.

DI Ben Zanotto • photo courtesy ad hoc

Lo spirito di adattamento che ha pervaso i ducatisti in questi ultimi anni ha del prodigioso. Ci riferiamo ai capisaldi del ducatismo, che man mano che il tempo è passato, si sono trasformati. Gli occhi dei ducatisti hardcore negli ultimi 10 anni hanno osservato prima una motocicletta con motore portante, senza traliccio, e frizione che non fa casino, poi una Scrambler che in comune con l’originale aveva solo nome e forma (e un po’ di spirito, certo) del serbatoio e infine l’imprescindibile V2 sostituito da un quattro cilindri, potentissimo per la carità, ma pur sempre con 2 pistoni di troppo.

Così come comprendiamo i desmoevoluti, allo stesso modo noi di Ferro capiamo i desmonostalgici, ed è proprio per questi innamorati vecchia scuola che a volte il custom è un buon ritiro, un’isola felice. Una sorta di tranquillante a due ruote, via.

 

Per la nostra (e vostra) voglia di Ducati di ieri, siamo andati a Barcellona a trovare David Gonzalez, mister Ad Hoc Cafè Racers (abbiamo parlato di lui in diverse occasioni, l’ultima volta su Ferro #31) che nella sua officina ha creato questa roadster sportiva ed elegante al tempo stesso, basata su una 900 SuperSport del 1998:

“E’ stato un anno di transizione, abbiamo dovuto rallentare, perciò ci siamo orientati su moto magari più semplici e lasciato i progetti più importanti in prospettiva. Questa Ducati è insomma una moto ʻfacileʼ su cui lavorare. Tolti serbatoio e carene, i volumi sono cambiati: dalle ingombranti dimensioni iniziali siamo passati a forme compatte, che potevano consentirci di creare una moto retrò ed elegante”.

 

Sebbene la linea evochi chiaramente le cafe racer più classiche, quelle vestite solo di sella e semimanubri, l’ispirazione del particolare più importante ‒ il serbatoio ‒ arriva dalla pista, da una vecchia ma velocissima parente della SuperSport: “Già dai primi provini ci siamo ispirati nientemeno che alla leggendaria Ducati TT1 dei primi Anni ʼ80, non proprio la prima moto che ci è passata davanti all’officina.

Lo abbiamo costruito da zero in metallo, con pompa della benzina al suo interno. Per dargli la forma che volevamo abbiamo dovuto sostituire la scatola filtro con filtri conici e riposizionare la batteria, così come l’intero impianto elettrico. Il serbatoio stesso è stato verniciato in color crema combinando il gloss e l’opaco con uno striping in grigio”.

 

 

Chiaramente una special non è solo con l’estetica: la moto deve essere bella da ferma, ma anche andare bene una volta in moto, quindi il pompone da 900 centimetri cubi è stato revisionato in ogni sua parte.

Sospensioni e freni della ormai più che ventenne figlia di Borgo Panigale sono stati mantenuti invariati mentre è al capitolo telaio che David, flessibile alla mano, ha compiuto alcune modifiche. “Abbiamo tagliato l’intera parte posteriore, giusto fino all’attacco del mono. Come per il resto della struttura, anche il nuovo posteriore è cromato. Una chicca sono le pedane passeggero: gli agganci li abbiamo nascosti sotto la sella. Una volta montata la cover monoposto non si vedono e la linea è pulitissima, poi quando vogliamo andare a fare un giro in compagnia basta rimuovere l’unghia e fissare le pedane”.

 

Il cromo del traliccio fa pendant con le ghiere della fanaleria; prezioso lo strumento Motogadget che non inquina la zona della piastra di sterzo rimasta ancora più pulita dopo lo spostamento del blocchetto di accensione sotto al serbatoio.

 

Un altro dettaglio importante per ottenere una linea classica sono le ruote a raggi: in questa occasione i cerchi nero satinato sono stati accoppiati a raggi in acciaio inossidabile e a un paio di pneumatici Continental Contimotion.

In acciaio anche i collettori di scarico che fanno una bella curva a fianco al motore, per poi attaccarsi a un terminale cilindrico corto ma molto proporzionato, perfetto per cantare le note che piacciono a noi, lo scalpitio bicilindrico in armonia con il classico clank-clank della frizione multidisco a secco.  Se non è il suono della nostalgia questo…