Il 14 aprile del 2019 c’è stato il XII circuito di San Pietro in Trento, una delle più belle manifestazioni riservate alle moto costruite prima del 1930. È la dodicesima edizione e  la piccola frazione in provincia di Ravenna ha raccolto un centinaio di motociclette, con appassionati giunti da tutta Italia e dall’estero. 

Tra questi il primo premio di Ferro va a David Crawford e sua moglie Joan, coppia di nordirlandesi che per portare al raduno la loro rarissima Velocette KTP del 1930 (potenza massima 19 CV) ha compiuto un lunghissimo viaggio attraversando tutta l’Europa. Ultrasettantenni dallo spirito eternamente giovane, sono ben noti nel giro delle moto d’epoca, perché se c’è un festival, un raduno o un anniversario, loro non mancano mai.

Conoscono bene tutte le collezioni italiane, sono di casa ai musei di Mandello e di Borgo Panigale come ai mercatini di Novegro e Imola, date per loro immancabili: organizzano la trasferta con gli amici più stretti, appassionati che vengono in Italia ad ammirare i gioielli delle collezioni come quelle di Benito e Rosa Battilani, di “Dodi” Faggioli, di “Tino” Zaghini, di Poggi… La lista è lunga ma una cosa è certa: se conoscete una collezione particolare, loro sicuramente l’hanno già visitata.

Per lunghi anni i Crawford hanno viaggiato solo in moto, con due mezzi o stretti su un’unica sella, spesso di buon passo perché David in gioventù ha partecipato a molte gare e la manetta gli è rimasta. “Quando trovi una donna che sale dietro di te e si appiccica come avesse addosso la colla, allora vuol dire che è quella giusta: se ti abbraccia e ti segue nelle curve hai trovato un tesoro”: ed è così che nel 1982 i due si sono fidanzati, dopo un giro in moto.


David e Joan vivono di queste cose, di due ruote e di storia, di imprese di grandi piloti, di tutto ciò che regala loro grandi emozioni: “Ho lavorato con Stanley Woods, lui è stato uno dei piloti più grandi di sempre, non capita a tutti di perdere un dito e di correre il giorno dopo. Nello stesso anno in cui l’ho assistito con una Velocette 500 del 1937 ho conosciuto Joan: ora ho portato a Ravenna la tuta Harro che indossavo a quell’evento e una Velocette”.

La loro passione per la moto è una vera malattia: “C’è qualcosa che ti cambia dentro quando vai in moto, se poi hai un ricordo legato a lei ogni volta che ci sali lo puoi rivivere”, spiega David, che col tempo è diventato un collezionista di tutto quello che riguarda questo mondo.

Casco, occhiali, guanti, un momento per radunare le forze e un calcio alla pedivella della sua KTP appena restaurata, due sgasate e David è già sulla strada di San Pietro In Trento a raccogliere gli applausi del pubblico. Joan lo segue a bordo di un sidecar guidato da un amico, armata di tablet per mandare agli amici che li seguono da casa un pizzico di questa bellissima atmosfera.


Hanno chiesto a David di provare una vecchia Guzzi 4 valvole racer del 1952 e con la stessa velocità con cui è apparso scompare nuovamente nel rombo dei motori. Quando torna è raggiante. Joan, sorridendo, ci confida: “Ha un rapporto tutto speciale con le Guzzi, la mia prima due ruote è stata una 175 Lodola che lui ha restaurato per me, ed è stata una delle sorprese più belle della mia vita”.

Dieci minuti dopo la bandiera a scacchi, una volta passata l’adrenalina e riposto il casco, un pizzico di malinconia assale David. “Siamo partiti una settimana fa mettendo la moto in macchina, il furgone sarebbe troppo impegnativo per noi, guida solo Joan, io le faccio compagnia. Abbiamo fatto la strada guardandoci attraverso la ruota anteriore della moto che spuntava fra i sedili, è un po’ come viaggiare in tre, è divertente! Abbiamo fatto molte tappe, siamo passati a trovare un sacco di amici che ci hanno ospitato. Il bello della vita è il viaggio, ma adesso dobbiamo aspettare un altro anno per tornare qui”, sospira tirando giù un asse di legno che usa come rampa di carico.

In quel momento arriva una chiamata dall’Irlanda del Nord, un amico è riuscito ad accendere un motore a cui mancavano dei pezzi, e che David con perizia ha fatto ricostruire. La sua espressione è tornata quella gioiosa di prima: “La sai la differenza fra un adulto e un bambino? Il tipo di giocattolo che usa per divertirsi”.

 

Di Gianluca Domenicali, foto G.D. e Isabella Malagò