PING. DÌ CIAO ALLA GIORNATA.

Verso il caffè dalla moka. È domenica, che figata, sono le 9 del mattino e c’è una luce che levati.

A dispetto del calendario che impietosamente recita 3 dicembre, il sole splende e l’aria è tiepida. Ho un nuovo ferro in garage, poter provare le moto è un privilegio di questo mestiere e non vedo l’ora di saltare in sella, curioso come una scimmietta. Adesso vado a prepararmi, voglio anche sfoggiare il giubbotto nuovo, poi ho trovato degli stivali Anni ’70 che… Ping.

Che è? Ah, lo smartphone! Un amico mi ha mandato un video: sono le immagini dalla action cam che teneva attaccata al casco nel suo ultimo giro sugli Appennini.

Però! Guardalo lì come va via fluido, il tipo. Il video è un po’ lungo, eh. Ha messo dentro pure la mangiatona finale in trattoria… che poi io quella trattoria la conosco. Come si chiama? Devo cercarla su Google. Eccola qua, con tanto di recensioni: 134 per l’esattezza. Fammi leggere un po’… Ma pensa, adesso fanno pure il menu vegano. Urca, sono già le 11, va bene tutto ma ora è meglio se mi do una mossa.

Prima però faccio una foto al mio outfit e la sparo su Instagram. Mumble… faccio un post normale o è meglio una story?

La seconda, non c’è dubbio. Anzi, facciamo così, metto pure il sondaggio e lascio scegliere agli amici il casco: integrale da cross o jet retrò? Più interattivo di così è impossibile. Mentre attendo i responsi finisco di prepararmi perché ormai è mezzogiorno e… Ping! Una mail da un collega. È un Wetransfer da un paio di giga: un servizio fotografico da quasi 500 scatti che vanno guardati, valutati. Che

faccio, aspetto stasera per scaricarlo? Ma no, dai, meglio darci un’occhiata adesso, altrimenti poi vado via col pensiero. Ok, fatto, chiamo il collega e sistemo la cosa ma sono quasi le 14, a questo punto mangio a casa e poi mi accontenterò di un giretto veloce nel pomeriggio. Certo, come no.

Ping. Whatsapp. Ping. Facebook. Ping.

Skype. Ping. Ping. Ping.

Sono le 16:30, è buio e ho letteralmente buttato nel cesso una domenica di sole. Non penso ce ne saranno molte altre nei prossimi tre mesi. Sapete cosa mi fa più rabbia? Che nessuno mi ha obbligato e che niente, NIENTE di quello che ho fatto oggi, con quel dannato smartphone tra le mani, mi ha fatto stare bene. Ho solo cazzeggiato, fluttuando in un limbo fatto di inutilità e attesa di qualcosa, non si sa bene cosa. Mi sono fatto un po’ gli affari degli altri, gli altri si sono fatti un po’ i miei. Intanto la vita era là fuori: precisamente, in sella a quel ferro che scalpitava in garage. La vita era respirare aria fredda e pulita, fare qualche bella piega, evitare la ghiaia, ridere, incontrare un amico in cima a un passo, tornare a casa con qualcosa da raccontare.

Mi mancano i vecchi cellulari, quelli che al massimo mandavi un sms. E mi manca all’appello una domenica speciale. Capita anche a voi di farvi risucchiare da questo stupido gorgo multimediale?