TOP? MA ANCHE NO

Si è tenuta a Monza la quarta edizione di The Reunion: un bel successo, un’organizzazione nettamente migliorata, premiata da una convinta presenza da parte delle aziende che contano nel settore. Per noi di Ferro, come sempre è stata una piacevole full immersion di due giorni che stavolta abbiamo deciso di vivere nel modo più divertente, ispirandoci al Joe Bar Team.

C’è però una riflessione urgente da fare: man mano che alzi il livello, allontani qualcuno. Un esempio per tutti: Sultans of Sprint. È una cosa bella? Certo che lo è. Si tratta di un piccolo e coeso circo di sprint racer che gioca la propria partita d’immagine (l’agonismo è un elemento quantomeno secondario) in una giostra itinerante, folkloristica quanto volete, tuttavia molto snob, “alta” e inaccessibile ai comuni mortali.

Sultans of Sprint è ‒ come dicono quelli bravi ‒ un bel “contenuto” per un evento dalla vocazione europea ed è fantastico che faccia tappa in Italia. È talmente stiloso che ho voluto in copertina proprio una di queste moto, la splendida ed evocativa Thruxton “Phantom Blaze” di Mellow Motorcycles.

Allo stesso tempo, però, rappresenta bene un andazzo preoccupante che coinvolge tutto il nostro ambiente: allo stabile presidio dei superfighi, di quelli che la sanno lunghissima, che il giubbotto l’hanno comprato a Londra, calzano solo gli Alpinestars da cross fatti a mano nel ʼ70 e sono “troppo amici” di questo o di quell’altro, non fa eco l’indispensabile massa di curiosi, neofiti, gente col vecchio guzzino da due soldi, oppure (anzi soprattutto) di quei tanti neo-ferristi che viaggiano con la modern classic nuova e di serie (desiderata, sudata e maxifinanziata).

Cioè quelli che, in virtù della propria passione e del proprio sforzo, vorrebbero essere inclusi. E che forse fino a qualche tempo fa lo erano. Ma oggi il livello è così alto, così “top”, per usare una pessima espressione tanto in voga, che questi non si sentono adeguati alla situazione, stanno “fuori dal cancello” a guardare gli altri quanto si divertono. Mica bello, perché i protagonisti dovrebbero essere proprio loro. Attenzione, questo non è solo un “problema di The Reunion”, manifestazione che anzi ha il merito di aprirlo, il cancello (in senso letterale, visto che l’ingresso è gratuito), ma è una direzione sbagliatissima verso cui questo ambiente, con un’autoreferenzialità pericolosa, sta remando.

Se facciamo a gara a chi è più figo, finisce che ci ritroviamo (anzi vi ritrovate, io sto a casa) in dieci a farci i selfie al sushi bar.

E lì, temo che essere “troppo amici di” non ci aiuterà.