SOTTO IL SOLE UNA PIOGGIA DI LETTERE

Durante il mese di giugno sono stato bombardato dalle vostre email e, ve lo confesso, mi ha fatto un piacere enorme. A colpirmi, ogni volta, è il desiderio, comune a molti di voi, di uscire dall’ambiente digitale – in particolare dei social e delle loro spesso farlocche amicizie – per rappresentarsi ed “esistere” su qualcosa di fisicamente tangibile come una rivista. Come QUESTA rivista.

A dispetto del calendario, che recita Anno Domini 2018, e di chi vorrebbe la carta morta e sepolta. Perché a chi dice “vabbè tanto trovo tutto su internet” io rispondo che sì, se non gli interessa un contenuto di qualità, se non lo emozionano le storie approfondite, se gli importa solo vedere qualche moto buttata a caso senza nemmeno una didascalia che gli spieghi cosa stia vedendo, senza uno sforzo creativo, di scelta e d’impaginazione, beh in quel caso sì, fa bene ad affidarsi ai blog. E tanti in bocca al lupo.

Ma torniamo alle vostre email. Per prima vorrei citare quella di Angelo, un nostro lettore fin dal primo numero, che stavolta ci bacchetta impietosamente. Di Ferro non gli va bene più nulla: i testi, le foto, lo stile, i personaggi che scegliamo: siamo puerili, sbagliati, assurdi. Angelo,io ne prendo atto e vorrei che sapessi che in redazione abbiamo discusso molto di alcuni dei tuoi input, per quanto distruttivi. Mi piacerebbe anche sapere cosa ti piace di Ferro, sempre se qualcosa ancora c’è, dando per scontato che non ti rechi mensilmente in edicola per puro masochismo.

Ma passiamo oltre: in molti mi hanno scritto riguardo all’editoriale del mese scorso. È gente che, come me, è preoccupata da un andazzo non proprio rassicurante, quello di un ambiente “top” che vuole essere sempre più appannaggio dei fighetti risultando sempre più distante dai veri appassionati. “Sta diventando il fl orilegio dell’apparire delle persone mentre personalmente ritengo che le uniche cose che dovrebbero realmente apparire sono le nostre amate motociclette”, commenta Camillo da Bergamo; “condivido appieno i tuoi timori su quanto possa influire in negativo questo trend sulla platea allargata, sul ‘pubblico pagante’, sul ‘popolo’ dei sostenitori di tutto questo bel movimento”, concorda Daniele dalla Brianza; “È vero che ultimamente si sono moltiplicati i demo ride, ma quando un appassionato partecipa agli eventi ha spesso la sensazione di essere un pesce fuor d’acqua” riflette Ascanio da Roma, che conclude: “Si deve stare tra la gente comune, linfa vitale di un movimento che può ancora crescere. In caso contrario si rischia l’estinzione”.

Come diceva Arbore in quella vecchia pubblicità, “meditate gente, meditate”.