RICORDI, EMOZIONI, ORMONI: LA “SUPERKATANA” CREATA DA QUEL DEMONIO DI YUKIO KAGAYAMA PER UN CAMPIONATO AMATORIALE SUL TOBOGA GIAPPONESE, CI RISVEGLIA TUTTO QUESTO E MOLTO DI PIÙ.

Momento amarcord: quanti di voi si ricordano del videogame per Playstation2 Tourist Trophy? Nel lontano 2006 era il miglior simulatore di guida per le due ruote disponibile in commercio: dinamica eccezionale, un sacco di modelli e di circuiti. Ecco, mancava il tracciato dell’isola di Man che dava il nome al gioco, ma son dettagli. Quel videogame, e prima di lui Gran Turismo per le auto, ha fatto conoscere a gamer e appassionati occidentali una sfilza di moto e circuiti di cui prima non avevano mai sentito parlare. Poi dicono che i videogiochi sono inutili. Ricordo che oltre alle motociclette di serie c’erano anche degli esemplari kittati per la pista, si chiamavano RacingModified ed ovviamente erano i più difficili da sbloccare; i modelli RM erano fichissimi e, un po’ come le special che ci piacciono tanto, usavano come base non solo i velocissimi bombardoni da superbike, ma anche naked e macchine più esotiche.

È stata questa Katana molto “RacingModified” in piega nel budello di Tsukuba che mi ha aperto quel cassetto della memoria videoludico: sembra uscita da Tourist Trophy.

E ovviamente è bella in maniera quasi inquietante. C’è poi un altro dettaglio che rende questa Suzuki, che si chiama non a caso SuperKatana 1000 R, ancora più interessante: è il suo fantino. Già perché dietro al cupolino sfacciatamente Anni ʼ80 non c’è uno qualsiasi ma Yukio Kagayama.

Kagayamasan, per chi non lo conoscesse, è un ex pilota World Superbike classe 1974 che, grazie alla sua guida spettacolare in sella alla Gixxer, si è trovato per 16 volte sul podio con 4 vittorie lungo le sue 120 apparizioni al via. E stiamo parlando di un’epoca in cui brillavano nomi Bayliss, Corser e Toseland.

Il suo palmares comprende poi una vittoria nel 2007 alla 8 ore di Suzuka, fatalità proprio in sella alla GSX-R 1000 Yoshimura JOMO presente in Tourist Trophy, e una sfilza di podi tra i quali quello epico del 2013 in squadra con due vecchie volpi quali Noriyuki Haga e Kevin Schwantz.

Dal 2011 Yukio è ritornato in patria per gareggiare con il proprio team nel campionato nazionale giapponese, ma non si è fermato a questo; da un paio d’anni l’asso di Yokohama si cimenta con risultati di spicco nel campionato amatoriale Taste of Tsukuba, un fenomenale meeting aperto a motociclette con carta d’identità pesante, per certi aspetti simile al Philipp Island International Classic, in cui i mezzi possono essere modificati secondo vari step. Come lo stesso pilota ci dice: “Da pro corro nel campionato nazionale superbike, questa invece è una lega amatoriale. Lo faccio perché attorno all’evento cresca l’attenzione degli appassionati di moto.

 

È uno spettacolo che merita. Vorrei poi iniziare a vendere componenti che produciamo così che ognuno possa personalizzare la propria moto e la classe Hercules, quella in cui corro, ti permette di spaziare molto sui particolari”. La classe Hercules è infatti la più estrema, ovvero quella che consente il maggior numero di modifiche alle motociclette partecipanti ed è l’unica che permetta l’ingresso a piloti con licenza internazionale.

Venendo a lei, alla SuperKatana, è abbastanza intuibile che dagli stessi meccanici del Team Kagayama è stato fatto un lavoro mostruoso per portarla a questo aspetto, tanto da non avere nemmeno idea del tempo che sia servito: “Non saprei dire quanto ci abbiamo messo a costruirla ‒ afferma sorridendo Yukio ‒ ha così tanti componenti provenienti da altre moto. Ecco, ricordo di aver trovato le carene su ebay”. Tutto ruota, secondo il regolamento di classe, attorno al telaio, da modificare il meno possibile: “Il telaio è di serie, di un modello del 1984 che noi abbiamo rinforzato e rimodellato dove è stato possibile”. Poi inizia il delirio meccanico. Il cuore, il propulsore, è qualcosa di molto caro a Kagayama, infatti è un’unità prelevata da una Suzuki GSX-R1000 che sviluppa, grazie alla rimappatura racing, più di 185 onestissimi cavalli. La ciclistica è una joint venture tra Suzuki e Öhlins con una bella spolverata di Borgo Panigale: l’avantreno guadagna una piastra fabbricata artigianalmente dal team e una cartuccia Öhlins FGK multiregolabile per la forcella, mentre al posteriore, beh, quel monobraccio arriva dritto dritto da una Ducati Streetfighter a cui è stato accoppiato un ammortizzatore TTX36, sempre Öhlins. La scelta del posteriore arriva direttamente dallo stesso Kagayama: “Una prima versione di questa Katana aveva il forcellone pro-link di una Honda, ma i monobraccio mi son sempre piaciuti tantissimo, quindi perchè non provare a metterne uno?”. A far inchiodare questo mostro sputafiamme ci pensano dischi e pinze Brembo mentre tutto fatto in casa è lo scarico in acciaio che passa sotto alla sella monoposto. Una bestia dal caratterino non troppo docile, e se a dircelo è una vecchia gloria della Superbike, c’è da crederci: ‟Sono abituato all’ultima versione della GSX-R 1000 per il campionato nazionale, la Katana è totalmente diversa, ha un telaio più morbido e la trovo più difficoltosa da portare al limite. Inoltre non monta gomme slick, perciò sono costretto ad esser molto gentile con le sue Dunlop altrimenti dopo pochi giri cominci a ritrovarti sempre di traverso. Tanto più che Tsukuba è un circuito tortuoso, quindi non bisogna solo aprire il gas con dolcezza, ma anche frenare e curvare delicatamente”.

Insomma, messa giù così la storia, questa Katanona sembra un inferno da guidare; la verità è che su questo missile Kagayama ha sbaragliato la concorrenza nell’edizione 2018 di Taste of Tsukuba con tanto di giro veloce. Facile con un pilota da sbk al manubrio, ma per una Racing Modified come questa serve un polso dal sangue blu.

 

DI BEN ZANOTTO FOTO TAKASHI AKAMATSU E HIRO NAKAMURA