SCRAMBLER? RACER? BOBBER? NO, LA V-IX DI OFFICINE ROSSOPURO DRIBBLA I LUOGHI COMUNI E STUPISCE CON UNA TRASFORMAZIONE RAFFINATA, RADICALE E ROAD LEGAL.

Non vogliamo girarci troppo attorno, perciò andiamo dritti al punto. Forse saremo azzardati, per certi puristi persino blasfemi, ma osservando l’ultima realizzazione di Filippo Barbacane non riusciamo a toglierci dalla testa un’idea piuttosto netta: con una versione simile a listino, la V9 avrebbe segnato ben altri numeri di vendita negli ultimi anni. Non che siano assolute cenerentole dei concessionari, ma sin dal loro debutto Bobber e Roamer hanno sempre vissuto all’ombra del successo firmato V7.

È vero, dettagli come la doppia luce posteriore a led annegata nel parafango in metallo realizzato a mano mal si sposerebbero con i limiti della produzione industriale.

È però altrettanto vero che lo stile di questa V-IX (il cui nome riprende l’originale, con la “V” della configurazione motoristica e il numero nove in caratteri romani) porta una ventata di freschezza estetica su una base nota, anche se non molto utilizzata per la realizzazione di special, e lo fa rispettandone pressoché integralmente le caratteristiche originarie: per questo potrebbe essere senza alcun ostacolo una fonte d’ispirazione per chi lavora in quel di Mandello del Lario.

D’altro canto è Barbacane stesso, spiegando l’origine di questa realizzazione, che conferma queste nostre sensazioni:

“Non uso molto spesso le moto nuove perché hanno molta elettronica e solitamente i miei clienti preferiscono partire da basi d’epoca, ma in questo caso volevo sperimentare nuovi modelli, senza che avessi in mente un progetto ben preciso. L’obiettivo principale era spogliare la moto di tutto il superfluo e renderla più sportiva e leggera”.

Obiettivo raggiunto e senza nemmeno sottoporre il telaio alla cura del flessibile: “Questo è uno dei rari casi in cui ho preferito non tagliare il telaio. Volevo mantenere una certa originalità della V9, per mostrare le potenzialità di questa moto”.

E ora eccolo qui, quel potenziale. L’assetto e la presenza estetica sono stati completamente rivoluzionati dai due nuovi ammortizzatori posteriori Bitubo, più prestazionali degli originali ma soprattutto più lunghi, così da portare la linea superiore del telaio quasi in orizzontale e da creare molta più luce sopra alla gomma posteriore. Una piccola rivoluzione che già da sola rende la moto ben più sportiva e dinamica anche alla vista, completata dalla nuova posizione di guida garantita dal manubrio a piega bassa montato su nuovi riser.

La vera protagonista della trasformazione è però la carrozzeria, completamente nuova, creata a mano e realizzata abbinando ferro e alluminio.

Il ferro della coda e del serbatoio, l’alluminio del parafango anteriore, del cupolino, dei fianchetti e delle guance spazzolate applicate ai lati del serbatoio. Quest’ultimo integra anche il singolo strumento circolare, a beneficio di un frontale il più possibile semplice e pulito, dove a dominare la scena con discrezione è il faro omologato della Highsider, classico nella sua forma circolare e moderno nella tecnologia d’illuminazione a led.

Omologati sono anche indicatori di direzione, a led naturalmente, specchietti (non presenti nelle foto) e persino i due discreti terminali conici, realizzati da Mass su disegno di Officine Rossopuro.

Dunque, dopo tanto lavoro nel rispetto della moto di partenza e del codice della strada, cos’è diventata esattamente la V-IX, con quelle gomme panciute da bobber, l’assetto leggermente rialzato da scrambler e un’attitudine alle curve asfaltate degna di una cafe racer di razza? Semplicemente nulla di tutto questo, è qualcosa a parte, di diverso.

“Non volevo costruire una custom perché penso che le Guzzi non siano troppo adatte a questo stile. L’idea era piuttosto quella di una moderna moto urbana, adatta a tutti gli usi” spiega Filippo Barbacane, prima di precisare il suo pensiero:

“Personalmente non amo molto le etichette, non tutto può essere etichettato. Troppo spesso sono utilizzate, anche a sproposito, nel mondo del ‘motorcycle building’, che è così affascinante e diverso dagli altri proprio perché sta al di fuori dagli schemi classici”.

Una visione che ci sentiamo di condividere. E poi quanto può essere importante incasellare una special in uno stereotipo? Quel che conta davvero è che sia bella, ben fatta e magari anche divertente da guidare. Esattamente come questa anticonformista vestita di alluminio e vernice rosso.

Credits
Testi: Lorenzo Schiappadini
Foto: Officine Rossopuro Courtesy